Presente e futuro del Management: la metafora della maratona
Jacopo Romei intervista Gaetano Mazzanti
The interview is also available on Medium in English: The Marathon of the Management.
Cosa succede se Jacopo Romei (Consulente strategico) fa due chiacchiere con Gaetano Mazzanti (Agile Coach di Agile42)?
Un inaspettato mix di musica, maratone, rischio, cambiamento, fragilità, lean thinking, portfolio management, cultura aziendale...
Due tra le menti più brillanti del panorama agile (e non solo) italiano si confrontano, e ci regalano chicche e aneddoti inattesi, oltre che una riflessione asciutta e realistica sullo stato del Management in Italia.
Buona lettura!
Jacopo: Ciao Gaetano! È davvero un piacere poterti intervistare. Ci conosciamo da mille anni e non abbiamo mai fatto un vero e proprio one-to-one. Mi sembra di conoscerti da sempre. Anzi: dove diavolo ci siamo conosciuti? Tu lo ricordi?
Gaetano: Ciao Jacopo. Da mille anni, sì. :) Ma anche io non ricordo quando ci siamo conosciuti! Credo sia un buon segno.
Jacopo: Sì, tutto sommato lo credo anche io. D’altra parte in tutti questi anni ci sono un sacco di cose che ho imparato su di te. A parte il lavoro da coach agile — che tra poco tratteremo in profondità — io so che sei un ottimo pianista e un appassionatissimo maratoneta!
Gaetano: Ho imparato a suonare il piano da bambino, poi arrivato all’ottavo anno di Conservatorio (su dieci) ho dovuto scegliere tra piano e Astronomia e ho preferito l’Università. Non mi sono mai pentito, ma ho sempre continuato a suonare. Suono di tutto (quasi): jazz, fusion, rock, anche in pubblico con i miei gruppi storici. E comunque non sono un ottimo pianista (sorride, n.d.r.).
Jacopo: E hai sempre corso?
Gaetano: Ho iniziato a correre nel 2012. È nata come sfida con la mia compagna: correre una mezza maratona entro due mesi. Sfida vinta e da allora ho corso 17 maratone comprese le 6 World Major.
Jacopo: Pazzesco. E che significato hanno per te queste due attività?
Gaetano: In un gruppo musicale impari a collaborare, ad adattarti, a lasciare spazio agli altri e a prenderti il tuo quando è il momento. Impari un sacco di cose su come stare al mondo suonando in un gruppo. Niente come la musica, quella jazz in particolare, riesce a miscelare la mia parte logica e razionale con quella più pazza e creativa.
Ti racconto una cosa che pochi sanno: la passione per la musica, quella elettronica in particolare, unita a quella per i computer, mi ha permesso di guadagnare i miei primi soldini da ragazzo. Ho scritto programmi per i synth Yamaha Music Italia, giravano su Mac e Amiga. Bei ricordi!
Jacopo: Wow! Emergono radici piuttosto nerd. Me ne compiaccio! E la corsa cosa ti dà?
Gaetano: Correre è molte cose. C’è la sfida con se stessi. La spinta continua a migliorare le proprie prestazioni o, ora che gli anni passano, a combattere contro gli effetti del tempo. Ci sono gli allenamenti, molto duri se vuoi correre una maratona. Mentalmente ancora più che fisicamente. La testa che ti dice “basta, smetti” e la determinazione che ti fa insistere e continuare. La gioia per avere centrato l’obiettivo o la voglia di riprovarci se non ci sei riuscito. Sono sensazioni molto intense. Non smetterò (infortuni permettendo).
Jacopo: La testa che ti dice “basta, smetti”. A gamba tesa: mi fai venire in mente qualche mio vecchio cliente “corporate”. Ti capita mai di provare la stessa pulsione mentre lavori con le organizzazioni più disfunzionali?
Gaetano: Avoja. :) Una iniziativa di cambiamento (o trasformazione o comunque la si chiami) è una maratona sia per te come coach che per le persone con cui lavori. Il parallelo offre spunti interessanti: non è che un giorno compri un libro sul running, lo leggi poi ti alzi e vai a correre 42 km. Prima devi riuscire a correre una 10 km, poi una mezza maratona, ecc. Ci devi arrivare per gradi, devi sbattere il muso, fare il tuo cammino, sbagliare e imparare. Non ci sono scorciatoie. Non è come con la laurea o la patente: volendo le puoi comprare (lasciamo perdere il giudizio morale).
Jacopo: Volevi dire “certificazione”, vero? :-D
Gaetano: Oggi va di moda “comprare” uno scaling framework. Segui la ricetta et voilà l’azienda diventerà agile. Non funziona. Non può funzionare.
Jacopo: Prosegui, mi piace.
Gaetano: Un altro caso tipico è “armiamoci e partite”: il management che vuole “far diventare agili i team”, “farli andare più veloci”, mentre loro, i manager, al netto di qualche sceneggiata prevista dal framework di turno, continuano a fare quello che hanno sempre fatto. È che a volte lo fanno in buona fede, proprio non riescono ad uscire dai loro schemi. E ovviamente anche questo approccio non può che fallire.
Guarda caso negli ultimi anni il nostro lavoro si è sempre più spostato sui livelli medio-alti.
Jacopo: È vero, vivo la stessa esperienza.
Gaetano: Se non li aiuti, se non ci lavori insieme di continuo non ce la possono fare.
Detto questo a volte anche in una maratona è meglio fermarsi piuttosto che farsi male.
Jacopo: La metafora funziona bene!
Gaetano: Cercare una soluzione preconfezionata e illudersi che funzioni nel tuo caso può essere pericoloso, perché è nata in un contesto diverso. Magari è addirittura nata a tavolino!
Jacopo: “Prenditi questa medicina, per le mie malattie ha funzionato!”
Gaetano: Il boss di un’azienda in cui lavoravo — quotata in borsa — ogni volta che c’era qualcosa da imparare diceva: non si può comprare? Lo chiedeva anche per cose tipo… l'inglese. (ridiamo, n.d.r.)
Jacopo: Stessa cosa: un sacco di gente pensa di diventare agil...scusa, EFFICACE comprando un pezzo di carta. Sì. E su questi presupposti come vedi il futuro del management nel mondo del software? E non solo.
Gaetano: Non sono molto ottimista. È un po’ di tempo che questa cosa è emersa. Da una parte le scuole di management pagate soldoni, tipo gli MBA, dall’altra quelle più bottom up, entrambe in contesti fortemente “tossici” insegnano sempre le stesse cose, le stesse leve, gli stessi schemi mentali. Stiamo perdendo la battaglia. Ci vorrebbe una crisi grossa… forse il coronavirus ci aiuterà?
Jacopo: Chissà? Vedremo!
Gaetano: Vedo una resistenza fortissima a tutti i livelli. Solo le aziende piccole fanno vedere cose diverse, non solo in Italia. Gira un sacco di fuffa su mille tipi di leadership, un sacco di corsi in vendita… poi quando tornano sul campo “eh lo so ma qua, come faccio, sarebbe bello...” Non lo so… è un periodo di pessimismo.
Jacopo: No dai, coraggio! Ci sono tutti gli allievi Avanscoperta a gettare una luce di speranza su questo scenario! LEGIONI di rivoluzionari armati fino ai denti! Ahahah!
Anzi, parliamo appunto del tuo corso Avanscoperta Modern Portfolio Management.
Nella scheda del workshop si legge L’equazione Team Agili = Business Agility è errata. Io sono d’accordo — ed è questo il motivo per cui mi occupo di contratti da 10 anni. Tu perché la pensi così?
Gaetano: Torniamo allo scollamento tra management e chi esegue i progetti. Si riescono a fare cose interessanti con i team, ma poi i meccanismi decisionali, come allocare le persone, perché e con quali criteri, fanno saltare tutto. Il peggio è che non accade quasi mai per ragioni di business, ma piuttosto per ragioni legate a lotte interne, politica, bonus…
Jacopo: Mi fai venire in mente il “cravattato” di Gabriele Lana!
Gaetano: Le povere persone che lavorano alla fine sono soggette a contrasti, dipendenze, stop improvvisi dei progetti, riavvii e così ne escono massacrate. Tutti i meccanismi di feedback (che potrebbero tenere il progetti in condizioni di stabilità, n.d.r.) sono compromessi. Il Portfolio Management è la soluzione a molti di questi problemi.
Jacopo: Che valore porta un corso come tuo al management italiano?
Gaetano: In primis consapevolezza. Tutto questo ha a che fare con il denaro! Questi approcci, alla fin della fiera, significano più denaro. Sono tutte scelte che portano efficienza finanziaria, sul lungo termine. Partire con nuove iniziative costa soldi e solo quando le porti a termine i soldi ti tornano. Siamo bravissimi ad iniziare cose e ogni volta che si fermano o rallentano, si perdono soldi: tutte le discussioni fatte, le stime(!), la pianificazione, sono tutti soldi persi.
Jacopo: Hey, ma non starai mica citando il lean thinking?
Gaetano: Il lean è tutto qui: snellire e capire come indirizzare le scelte per imboccare strade diverse, come le corsie di un triage, per gestire in modo furbo le proprie iniziative, concentrandosi su quelle con ritorno maggiore. I meccanismi del passato generano un sacco di sovraccarico: partono troppe iniziative e se ne chiudono poche.
Jacopo: Ah, i backlog non possono ospitare un numero infinito di user story? (Sorrido, sardonico, n.d.r.).
Gaetano: È anche un problema di architettura software, ma spesso ci facciamo un sacco di problemi sulle dipendenze quando in realtà non dovremmo. Anche le stime: hanno sempre senso? Spesso no. Per esempio: stimi con “esattezza” quanto ci vuole a sviluppare qualcosa e poi la fetta del lead time relativa allo sviluppo è irrilevante!
Jacopo: Ah! Questo è il mio incubo! Il mio nemico numero 1, la mia nemesi! Una volta lavoravo per un’azienda in cui agli sviluppatori veniva sempre rimproverato di essere troppo lenti e poi nella kanban board la coda di roba sviluppata ma non rilasciata perché non veramente necessaria traboccava… Secondo te è un problema tutto italiano o anche all’estero va così?
Gaetano: No, l’ho visto accadere anche all’estero e anche con clienti di cui portiamo in giro citazioni, slide, foto, presentazioni. Diciamo che gli italiani “eccellono” nella fissa del “come fai a dire no”. Questo concetto che dire “no” sia finanziariamente più furbo è considerata blasfemia. Ho parlato con dirigenti che reagivano in modo violento. Una call con un CEO una volta è finita con “no, non puoi farlo, non è tollerabile dire certe cose”.
Jacopo: Corrisponde alla mia esperienza! Insulti inclusi! E perché iscriversi al tuo corso può risolvere il problema su questo fronte?
Gaetano: “Risolvere” forse no, ma almeno fornire “ganci” e strumenti per far partire discussioni sane e un ragionamento convincente. Cosa far partire subito? Come bilanciamo il carico? Se ci sono lavoratori fortemente specializzati, come decidiamo dove, come e quando allocarli? Ci saranno spunti pratici, operativi e anche—devo dire—molto nuovi, come le triage table per esplicitare il rapporto lead time/shelf life e il payoff sull’altro. Li spiegheremo durante il corso: molto facili da capire a tutti i livelli e molto efficaci. Parleremo anche di 5 tipologie di azioni per la gestione delle dipendenze, che potrebbero essere molto utili.
Jacopo: Ho l’acquolina alla bocca.
Gaetano: Capiremo anche quando avviare un progetto con diversi livelli di rischio, senza curare solo la data di completamento, basandoci su previsioni (forecasting, n.d.r.) dell'impatto sull’economia dell’azienda e capiremo quando ha senso stimare e quando no in base al dominio del Cynefin Framework in cui ci si trovi.
Jacopo: Vabbè, un workshop decisivo. Non vedo l’ora. Ti ringrazio Gaetano! Hai un messaggio finale?
Gaetano: No, quello che conta è sapere che tipo di decisioni prendere, come, con chi e quando. “Fosse facile”, dirai! (sorride, n.d.r.) Il focus deve essere sul finire le cose e non sull’iniziarle, per non buttare soldi! Mi sembra già abbastanza!
Learn with Gaetano Mazzanti
Gaetano è il trainer del Modern Portfolio Management Workshop.
La lista completa dei nostri corsi: Avanscoperta Workshops.